América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

19 settembre 2013

Facili sfumature

A 40 anni dal Golpe militare in Cile,
in America Latina è più facile essere di sinistra?

© Roberto Candia (AP)

Lo scorso 15 settembre, a pochi giorni dalle grandi manifestazioni cilene per i 40 anni dal Golpe militare, nella sezione esteri del quotidiano spagnolo El País è stata pubblicata una lunga intervista, che in verità sembrava più un monologo, al presidente cileno Sebastian Piñera. Al suo interno, oltre al grande sfoggio di numeri e percentuali ottenute dal suo governo, incalzato sulle future elezioni presidenziali di novembre nelle quali si sfideranno Evelyn Matthei, figlia di un generale che governò con Pinochet e l’ex presidente socialista Michelle Bachelet, si concentra sul concetto che dà il titolo all’articolo: «In America Latina è più facile essere candidato di centro-sinistra», basta vedere i governi attuali e storici nella regione per capire la maggior parte appartengono a quello schieramento politico, egli sostiene.

Vero, almeno attualmente: se immaginassimo una cartina di quelle che tanto si vedono sui giornali durante le elezioni politiche, questa sarebbe colorata principalmente di un bel rosso acceso e progressista, piuttosto che di un blu conservatore o, per meglio dire, neo-liberale.

Neo-liberale appunto, perché è proprio questo il concetto che porta a difesa della sua teoria Piñera: la sinistra, sostiene, vincerebbe le elezioni perché prometterebbe al popolo la mano tangibile dello Stato per risolvere i suoi problemi, mentre la destra punterebbe sulla responsabilità che ogni individuo ha nei confronti della sua vita e di quella dello Stato, promettendo invece la mano invisibile di Adam Smith, una mano che il popolo non riuscirebbe sempre a capire.

Fra tutte le giustificazioni questa è probabilmente la più sbagliata che potesse portare a favore della sua tesi. In America Latina, per certi versi più che in altri Paesi in via di sviluppo, l’applicazione delle politiche neo-liberali e liberiste da parte dei suoi governi (e teorizzate da Smith) hanno causato squilibri che ancora oggi risultano difficili da estirpare. Sotto l’egida degli Stati Uniti e della sua Alleanza per il Progresso, quello degli ’80 è stato il decennio di imposizione di queste politiche in America Latina, il tutto condito con una buona dose di appoggio a governi più o meno democratici.

Deregolamentazioni, privatizzazioni, liberalizzazioni e marketizzazioni sono state le parole chiave di questo periodo di entrata nella Globalizzazione e nel Capitalismo internazionale. Era il periodo in cui l’America Latina era considerato il giardino di casa statunitense, dove piantare i semi preferiti per sfruttare i frutti che venivano raccolti al sicuro della propria casa, più a nord.

Piñera dimentica dunque la lezione storico-economica proprio del Cile pinochetista e dei suoi Chicago Boys: quel gruppo di giovani e rampanti economisti cileni della scuola di Milton Friedman cresciuti a pane e libero mercato che imposero la loro “distruzione creativa” all’economia cilena durante la dittatura militare e che teorizzarono la recessione come male necessario per cancellare l’Estado Popular e le nazionalizzazioni che Allende aveva avviato solo pochi anni prima. La conseguente impennata dei prezzi, la polarizzazione della società, la diseguaglianza dilagante e la crisi politica e sociale che si è ricordata mercoledì scorso in tutto il paese non potrà mai essere dimenticata.

La bussola del governo è puntata unicamente sui 25.000 dollari pro-capite di reddito, che il presidente cileno vede come la Mecca e grazie ai quali permetterà al suo Cile di superare alcuni paesi europei che oggi hanno il segno meno prima del proprio reddito nazionale, tralasciando numerose questioni aperte, come quelle dell’istruzione.

Essere di sinistra allora forse vuol dire rifiutare l’imperialismo, lo sfruttamento e l’economia sopra ogni altro aspetto della vita. Significa imparare dagli errori che sono stati commessi in passato per puntare sulle proprie capacità e quelle del continente unito. Se è vero tutto questo, allora forse ha ragione Piñera.

corsivo pubblicato il 18/09/2013


Pangea News // El País

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