Come ci si sente quando si finisce un libro? Nell'esatto momento in cui si legge l'ultima parola e il punto finale, quella parola che, leggendola, pensi ti rimarrà in mente per giorni e invece - come il più delle cose - immancabilmente fluisce nella parte più remota del cervelletto nel giro di poche decine di secondi, quando va bene. Eh sì perchè è una sensazione ambivalente, senza dubbio c'è la consapevolezza di aver portato a termine qualcosa, di aver vinto una battaglia. C'è il discorso dell'affannosa ricerca - nell'altra parte del cervello stavolta - di qualsiasi cosa ci sia rimasta impressa, così che chi pensa di aver letto un libro fico possa fare bella figura agli occhi degli altri; chi invece pensa solamente di aver letto un libro ma non vuole fare la figura del fico può mestamente tornare ai suoi pseudo-contorsionismi mentali cercando di arrivare ad una morale nascosta che il più delle volte, però, il libro non ha. Una sorta di autoconvincimento di aver fatto qualcosa che elevasse la nostra coscienza, il che - stavolta il più delle volte - è vero. Ovvio che poi bisognerebbe scandagliare a fondo le ragioni per le quali una certa persona prende in mano un certo libro e ne lascia in libreria (qui inteso sia come scaffale che come luogo predisposto alla vendita che come luogo predisposto al prestito) un altro o ancora il perchè potendo scegliere fra alcuni a sua disposizione decide di cominciare uno e non un altro. Tutte ragioni sacrosante, che però vanno inesorabilmente ad influire sulla predisposizione che questo metterà nella lettura di quello.
Infine si potrebbe fare un altro tipo di discorso, piuttosto ampio, sempre su quella sensazione di ambivalenza - tornando al momento di fine lettura - che si ha quando si chiude un libro. Senso di soddisfazione o svuotamento? In genere un mix di entrambi. I più probabilmente risponderebbero una cosa di questo tipo: "La lettura per intero del libro mi ha arricchito, mi sono sentito soddisfatto e ho imparato a riflettere su alcuni aspetti." Ma nel momento successivo alla sua chiusura (intesa letteralmente come il movimento a mezzaluna della mano destra che da destra verso sinistra dà un colpetto alla quarta di copertina semirigida facendola posare contro l'ammasso di pagine lette chissà quanti giorni prima che si sono ammassate tutte l'una sull'altra nella parte sinistra del libro) un senso di vuoto d'un tratto ci assale e ora non ci importa più chi fosse l'assassino, come morirono gli anasazi dell'America settentrionale, se il vecchio tornò con il pesce spada o tutte le altre cose che possono esservi scritte. Indagare su qual'è la parte della nostra mente che si attiva in quel preciso istante sarebbe interessante, sempre nel caso in cui qualcosa del nostro cervello fosse rimasto funzionante.
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