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25 agosto 2009

Jared Diamond - Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere

Devo ammettere che non è stato facile arrivare in fondo a questo libro, o meglio la cosa dura è stata superare le prime due parti dove Diamond illustra in un modo fin troppo dettagliato per chi, come me, non ha nessuna base di archeologia e soltanto qualcuna di antropologia, le crisi che hanno accompagnato e causato le cadute delle civiltà più o meno antiche sparse sul pianeta Terra. Ma questa forzatura è indispensabile, si capirà più avanti, per riuscire a comprendere l'intento dell'autore.
Nella parte terza, infatti si entra più a contatto con la realtà analizzando la storia di "civiltà emblematiche" dei nostri giorni e di tutti i loro problemi ambientali e sociali (vedi la Cina e la questione demgrafica, ma non solo) che potrebbero portare ad un - appunto - collasso della nostra civiltà. I casi sono analizzati nel loro complesso come se fossero problemi mondiali, specialmente quelli ambientali e di sfruttamento dell'ambiente stesso, sui quali Diamond si sofferma spessissimo cercando di farci arrivare alla conclusione di non ripetere gli stessi errori fatti dalle civiltà passate.
La quarta e ultima parte intitolata "Lezioni per il futuro", invece, è una sorta di ricapitolo delle condizioni alle quali stiamo andando incontro, cui però si aggiungono il tema dell'autorità e del business che sono anch'esse di analisi necessario come elementi fondamentali e spesso non solo contraddittori ma destabilizzanti per gli interessi in campo e la stessa salvaguardia ambientale.

Un libro forse non di facile lettura, ma che appassiona specialmente nelle sue ultime parti e che lascia l'amaro in bocca per la situazione ambientale che si sta venendo a creare, ma allo stesso tempo apre speranze su un futuro più consapevole che comunque saremo noi a doverci costruire.


[MAYA] «Perchè i re e i nobili non furono capaci di riconoscere e risolvere quei problemi così evidenti che minacciavano la loro società? La loro attenzione era evidentemente concentrata su mire personali e a breve termine, quali arricchirsi, intraprendere campagne militari, costruire monumenti, rivaleggiare con le altre élite e sottrarre ai contadini cibo sufficiente per poter sostenere tutte queste attività. Come quasi tutti i capi della storia del genere umano, i re e i nobili maya non tennero conto dei problemi a lungo termine, posto che fossero in grado di accorgersene.»

[NUOVA GUINEA] «Non c'erano leader o capitribù, ma soltanto individui un po' più carismatici e autorevoli degli altri, i cosiddetti big men, che però non avevano alcun privilegio di rango: vivevano in una capanna e coltivavano la terra come tutti gli altri. Per prendere una decisione gli abitanti del villaggio i sedevano tutti insieme e parlavano, parlavano e parlavano. I big men non avevano l'autorità per dare ordini e potevno soltanto cercare di convincere gli altri ad appoggiare le loro proposte.»

«A mio avviso, il fatto che la responsabilità sia nostra non dovrebbe lasciarci delusi, ma ottimisti. [...] Le industrie sono cambiate quando la gente ha cominciato a chiederlo a gran voce, oppure quando ha premiato i marchi che adottavano pratiche virtuose e certificabili, o boicottato gli altri. Prevedo che in futuro, così come accaduto in passato, l'opinione pubblica sarà indispensabile per far cambiare le pratiche ambientali delle aziende.»

«Io sono del 1937, e prima della nascita dei miei figli mi sembrava che nulla di ciò che sarebbe potuto succedere dopo il 2037 mi riguardasse. Nel 1987 mi sono nati due gemelli, e mi sono reso conto con un tuffo al cuore che in quella data per me così assurdamente remota i miei figli avranno 50 anni, l'età che avevo io allora, quando sono nati. Il 2037 non era più irreale per me. Che senso aveva lasciar loro tutto ciò che avevamo se il mondo sarebbe stato comunque invivibile?»

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