América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

10 marzo 2014

Marta Durán de Huerta - Io, Marcos

Curato da Marta Durán de Huerta, la prefazione della versione italiana di questo libro non poteva che essere affidata a chi forse più di tutti ha fatto conoscere il Messico in Italia tramite i suoi scritti e le sue memorie, ovvero Pino Cacucci.
Uscito in prima edizione messicana durante quel fatidico anno 1994 a pochi mesi dalla sollevazione di capodanno, quando l'Ejército Zapatista de Liberazión Nacional occupò San Cristóbal de las Casas ed altre città dello Stato sud-orientale del Chiapas, l'intento del libro, dichiarato dalla curatrice, è quello di «riscattare ed esporre il pensiero degli indios zapatisti».
Ed è proprio questo quello su cui è incentrato Io, Marcos e non sulla definizione della figura del Vicecomandante come parrebbe dal titolo, alla quale lui stesso - in questa che è nei fatti una lunghissima intervista - sfugge continuamente. D'altra parte è proprio Marcos a dirci chi si nasconde dietro questo alone mitico: «se volete sapere chi c'è dietro il passamontagna, è molto semplice: prendete uno specchio e guardatevi» dice, così come non importa realmente il posto nel mondo in cui stai combattendo, non importa per nulla il colore della pelle o a che latitudine od altitudine vivi, se hai il volto scoperto o celato dietro un velo che spoglia tutti da gradi e da gerarchie, cosicchè tutti coloro che hanno il coraggio di dire "adesso basta!" possano sentirsi Marcos.
La personalità del Subcomandante traspare tutta durante la lettura e perfino la sua ironia, cosa difficile da immaginare, ma il centro del libro non è sicuramente il suo personaggio.
Dalle sue parole ci viene raccontata la vita e l'azione dell'EZLN seguendo dei macrotemi delineati dai capitoli. L'indigenismo come punto fondamentale innanzitutto, nel quale spicca il rispetto per la cultura e le tradizioni tipiche (il culturalismo), l'importanza dell'ejido come fulcro irrinunciabile per la vita comunitaria, il femminismo. Per dirla con una parola che riassume tutto: il valore della comunità che è contemporaneamente causa di tutto e fine ultimo, che dà ed esige rispetto.
Ed ancora il locale come luogo d'azione ma in un'ottica nazionale e la montagna come luogo che forma e tempra i militanti. Marcos spiega inoltre che l'EZLN non è catalogabile in una ideologia precisa, ma piuttosto vive laddove esiste un deficit di libertà e democrazia.
Per quanto riguarda la politica, è chiara la sfida aperta al Pri, così come verso l'adesione agli accordi del Nafta; ma non è tanto contro qualcuno che essi combattono, non è tanto contro la Casa Bianca o contro il gringo che puntano la propria azione. La Cina, il Medio Oriente o la stessa Cuba sono cose troppo lontane dalle loro comunità: «vogliamo che ci lascino vivere in pace secondo le nostre forme di governo» ripete incessantemente.
La chiusura è dedicata al discorso tenuto da Marcos alla Convención Nacional Democrática ad Aguascalientes, Chiapas, nell’agosto 1994 nel quale vengono illustrate le finalità della Convenzione e la grande opportunità di riscatto che stava rappresentando per il Messico tutto. Parole che, vent’anni e parecchie sollevazioni più tardi, paiono intatte nella loro profonda importanza storica e culturale.
Molte grazie. Democrazia, libertà e giustizia.


«Il passamontagna è un passamontagna e qualsiasi messicano può infilarsi un passamontagna ed essere Marcos, essere quello che sono io: unirsi a un movimento che sia giusto e legittimo e lottare per i propri diritti, non dico con un'arma, lo si può fare con un microfono, con una penna, con un foglio di carta, con una macchina fotografica.»

«Nell'Ezln non c'è un'ideologia perfettamente definita nel senso classico del termine: marxismo-leninismo, social-comunismo, castrismo... C'è piuttosto un punto comune di congiunzione con i grandi problemi nazionali che coincide sempre nella mancanza di libertà e democrazia.»

«Con il nostro moderno sistema di calcolo abbiamo fatto il conto arrivando alla conclusione che siamo un bordello di gente. Quindi per la stampa è ufficiale: siamo un bordello di gente.»

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