Già da un qualche mese il goleador aveva annunciato tramite il suo sito ufficiale che non avrebbe continuato l’avventura con i messicani del Pachuca. Da quel momento i tifosi del River hanno cominciato a sognare il ritorno forse del loro più grande idolo ancora in attività, dopo l’addio al calcio di Ariel Ortega lo scorso luglio. Lo stesso Cavenaghi, c’è da giurarci, non ha mai smesso di farci un pensiero, ma c’erano da aspettare le elezioni presidenziali di dicembre per sapere se ci poteva essere un nuovo futuro in questo club.
Alla fine il giorno atteso da tutti è arrivato: il regalo di inizio anno è la nueve nuovamente sulle spalle del suo legittimo proprietario, pronto ad avviare il suo terzo ciclo con la maglia del River Plate. Sì perché Cavenaghi non solo ritorna nella squadra in cui è cresciuto e con la quale si è imposto all’attenzione del calcio mondiale, ma ci ritorna per la seconda volta.
Cresciuto a pane e Monumental, Cavenaghi fa il suo esordio in campionato a poco più di 18 anni contro l’Estudiantes nel Clausura 2001, nel quale segnerà il suo primo gol da professionista. Alla fine del primo ciclo saranno quattro le stagioni ricche di soddisfazioni passate in casacca bianco-rossa, con la quale vincerà 3 tornei Clausura nel 2002 (sotto la guida dell’attuale tecnico Ramon Diaz), 2003 e 2004 totalizzando 72 gol in 120 presenze e vincendo una classifica cannonieri. Il tutto a soli 21 anni e da un ragazzo cresciuto nelle inferiores, non è una cosa che capita tutti i giorni. Caratteristiche che ne fanno ben presto un idolo della tifoserie riverplatense. Fra i momenti migliori di questi primi anni da professionista, Cavenaghi ricorderà sempre il gol di testa che segnò alla Bombonera e che valse il successo per 1-0 nel vittorioso Clausura 2004.
Grazie a questi numeri il Torito, così ormai viene chiamato Cavenaghi dai suoi tifosi, comincia la sua avventura nel calcio europeo fra alti e bassi. Il presidente dello Spartak Mosca si è innamorato di lui e lo acquista per 6,5 milioni di euro. In Russia però non ha molta fortuna: è ancora giovane, gli accostamenti sono ardui (troppo pesante, persino fuorviante il paragone con Batistuta) e l’ambientamento in quel calcio è difficile per un argentino purosangue come lui, così chiede di essere ceduto dopo essere finito ai margini della squadra a fine 2006 con un bottino di 13 reti in 52 partite.
L’affetto per la gente di Nuñez, la sua gente, non è però calato dopo la sua partenza ed è tutto corrisposto, tanto che nel novembre del 2004, durante la pausa invernale del campionato russo, torna in Argentina per le vacanze e non può mancare alla partita casalinga della sua squadra. Ma Cavegol non è un tifoso qualsiasi, lui è un hincha e il suo posto è lassù nella Barra. Così chiama i tifosi e chiede se quella domenica può sistemarsi fra i Borrachos del Tablon, come uno di loro, lui che è uno di loro. Lui che gli anni scorsi, se il dio del pallone non gli avesse dato quelle qualità, sarebbe stato lassù insieme a loro. L’accoglienza è quella di un idolo, perché di un idolo si tratta. Ma la sua leggenda non era ancora stata tutta scritta.
Ad inizio 2007 Cavenaghi viaggia dal nord-est al sud-ovest del continente per approdare nella più conciliante Bordeaux. Con i francesi va molto meglio, l’ambiente è buono, il clima più simile alla sua Buenos Aires e la squadra gira bene: il primo anno riesce a qualificarsi alla Coppa Uefa e vince anche la Coppa di Francia. Il successivo arriva secondo dietro il Lione, vince la Supercoppa francese, ma soprattutto per il Torito arriva la consacrazione definitiva: grazie ai suoi 15 gol è eletto miglior giocatore straniero del campionato. Il terzo anno arriva finalmente la vittoria in campionato, alla quale partecipa attivamente con i suoi 13 gol, conditi con un’altra Coppa di Francia e la Supercoppa l’anno successivo.
Alla fine della quarta stagione, ad agosto 2010, passa in prestito agli spagnoli del Mallorca, lasciando Bordeaux con uno score totale di 105 partite, 46 gol, cinque titoli nazionali e un ricordo bellissimo.
Le esperienze spagnole e brasiliane non sono delle migliori. I primi 6 mesi della stagione 2010/2011 a Mallorca gioca 13 partite segnando 6 reti, ma la nostalgia del Sud America comincia a farsi sentire per l’ormai ventisettenne Fernando. A gennaio 2011 passa nuovamente in prestito, stavolta in Brasile nell’Internacional di un'altra vecchia conoscenza riverplatense: il Cabezon D’Alessandro, con il quale non trova molto spazio. Vince il torneo Gaucho e partecipa al Brasileiro, ma in concomitanza assiste da vicino alla disfatta del suo primo ed unico amore.
É il 26 giugno 2011 quando il River Plate viene superato dal Belgrano (2-0 l’andata, 1-1 il ritorno) e retrocede per la prima volta, dopo 110 anni di gloriosa storia, in serie B. In quel momento scatta qualcosa in Cavenaghi, capisce che lui con quella maglia non ha ancora chiuso, ha ancora un debito da onorare. Così decide di provarci: ormai l’Europa è lontana, l’aria si è caricata del profumo del mate, ma soprattutto sente che il River ha bisogno di lui. «En la buenas vamos a estar y en la malas mucho mas» è uno dei motti tipici dell’hinchada del River e Cave prende alla lettera questa affermazione, ne fa il suo mantra personale.
I proclami di aiuto che vengono dai suoi ex-giocatori sono molti, ma pochissimi li confermano con i fatti. Cavenaghi è uno di questi. Si spende in prima persona per una soluzione, rinuncia ai soldi europei, tre settimane più tardi rescinde tutti i contratti e finalmente ritorna nella sua casa. «Soy hincha de un sentimiento y no de una categoria» sono queste le sue prime parole mentre viene presentato insieme all’amico Alejandro “Chori” Dominguez nel giorno del suo primo ritorno al River Plate.
Nella stagione 2011/2012 segna 19 reti con la nueve e la fascia da capitano al braccio e contribuisce in maniera determinante alla pronta risalita della squadra in massima serie. Segna la sua prima rete alla quarta giornata contro il Quilmes, poi fra gli altri una tripletta contro l’Atlanta e un poker contro il Gimnasia y Esgrima alla tredicesima. Alcune di esse veramente straordinarie dal punto di vista tecnico, in particolare le vaselinas proprio il giorno della tripletta e contro il Dep. Merlo e il destro a giro a San Salvador de Jujuy il giorno del poker.
Il 19 maggio, con uno splendido calcio di punizione, segna il suo ultimo gol della stagione. L’obiettivo che si era posto insieme all’amico Dominguez è completo: il River è tornato fra i grandi, l’incubo è finito, gli sforzi non sono stati vani.
Ma qualcosa si è incrinato. Forse col presidente Passarella, forse con l’allenatore Matias Almeyda, forse dopo l’arrivo in squadra di una presenza scomoda come quella di David Trezeguet. Tant’è che il contratto ormai scaduto non viene rinnovato, Cavenaghi si sente tradito dalla società dopo tutto l’amore dimostrato e firma col Villareal anche lui appena retrocesso nella serie B spagnola. «Non torneremo mai finchè ci sarà Passarella», parola di Chori e Torito.
Quella al Villareal sarà un’altra breve parentesi per l’attaccante, che in mezza stagione giocherà 19 partite segnando 4 reti. A gennaio 2013 si imbarca nuovamente verso le Americhe, stavolta direzione Messico, dove firma col Pachuca con il quale disputa gli ultimi due campionati di Clausura e Apertura 2013 segnando (compresa la coppa nazionale) 8 reti in 27 presenze.
Il 3 novembre scorso, come detto, tramite il suo sito ufficiale Cavenaghi fa sapere che lascerà il Messico ed esprime il desiderio di tornare a casa. Intanto il River è alla disperata ricerca di un attaccante, visti i soli 12 gol in tutto lo scorso Inicial 2013; contemporaneamente Passarella finisce il suo mandato alla presidenza della società. Anche l’ultimo ostacolo è superato. Il resto è storia di questi giorni: le voci sul contratto, la conferenza stampa, la benedizione di Enzo Francescoli (nominato nuovo segretario dell’area tecnica) e per la terza volta il primo allenamento a Nuñez.
Oggi Fernando Cavenaghi ha passato i trenta, le sue ultime stagioni non sono state certo esaltanti e i dubbi sul suo rendimento futuro restano tanti. Ma per il momento passa tutto in secondo piano: Diaz ha un nuovo goleador, Fernando ritorna nella sua squadra e soprattutto i tifosi riabbracciano il loro idolo, aspettando di sentire Lito Costa Febre (celebre tifoso-telecronista riverplatense) inneggiare ancora al “Goleador Amor” e di vederlo di nuovo esultare baciando lo stemma.
«Quiero pasar lo cien goles y ganar en la cancha de Boca»: vincere alla Bombonera, come quella volta nel 2004 e superare quota 100 gol, per entrare fra i primi 10 migliori marcatori nella storia della Banda. Una cosa che capita solo ai grandi; lui che grande con questa maglia lo è già.
Esultate Millonarios! Cavenaghi è tornato a casa! Bienvenido Torito, que placer verte otra vez!
Fernando Cavenaghi // Presentazione
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