América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

11 ottobre 2012

Eduardo Galeano - Le vene aperte dell'America Latina

Le vene aperte dell'America Latina non è un libro semplice, questa premessa è d'obbligo. Nel libro non si troveranno storie fantastiche di peones, di gringos alla ricerca di oro o di dame a cavallo per la Pampa argentina, nonostante lo stile romanzesco con il quale l'autore stempera e rende ancor più interessante la lettura - oltre che per i temi trattati e le verità proposte. O meglio, le troverete, ma tutto d'un tratto queste vi appariranno nella loro verità e le potrete finalmente vedere da un nuovo punto di vista.
Persino a fine lettura pensando a quanli passaggi vi sono effettivamente rimasti in mente a tal punto da riuscire ad esprimerli, difficilmente riuscirete a dire qualcosa ai vostri interlocutori. Ma se vi chiederanno cosa vi ha lasciato il libro, allora la vostra parola risulterà finalmente libera, perchè non è tanto tutto quello che c'è scritto nel libro e cha Galeano racconta con dovizia di dettagli e particolari a rimanere impresso, ma più che altro l'immagine generale di un continente desaparecido, quello del Sud America, devastato e saccheggiato fin dalla sua "scoperta" (concetto sempre in auge, come se prima non fosse esistita la Patria Grande) da parte del mondo sviluppato.
Il percorso che ci mostra l'autore, autodichiaratosi non specializzato, è tuttavia chiaro: partendo dalla febbre dell'oro per arrivare al Fondo Monetario è ripercorsa tutta la storia del continente dal punto di vista del saccheggio, con accuse mai celate e tenute insieme dalla tesi centrale della produzione:
"Questa realtà e questi libri dimostrano che il sottosviluppo latinoamericano è una conseguenza dello sviluppo altrui, che noi latinoamericani siamo poveri perchè la terra che calpestiamo è ricca, che i luoghi privilegiati della natura sono stati maledetti dalla storia. In questo nostro mondo, un mondo di centri di potere e di periferie oppresse, ogni ricchezza è quanto meno sospetta."

Non stupisce che questo opera cardine per gli appassionati dei temi e dei luoghi narrati, sia stato donato dal presidente venezuelano Hugo Chávez a Barack Obama, per far sì che si renda conto che la storia che conosciamo oggi, quella ufficiale, è stata scritta dai vincitori, ma che se si indagano le radici profonde di questi successi, di questi sviluppi, ci si rende conto che questa storia è fatta di saccheggi, di crudeltà, di sopraffazioni, di privazioni che un intero continente ha subito e deve ancora subire, perchè "anche se i suoi splendori sono ingannevoli, lo sviluppo è un banchetto con pochi invitati e i piatti migliori sono riservati a bocche straniere."




«Al giudice Areche che era entrato nella sua cella per chiedergli, in cambio della clemenza, i nomi dei complici della ribellione, Túpac Amaru rispose con disprezzo: "Qui i soli complici siamo tu e io; meritiamo entrambi la morte: tu come oppressore, io come liberatore".»

«Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sorgeranno proprio per negare ai paesi sottosviluppati il diritto di proteggere le industrie nazionali e per fiaccare al loro interno l'azione dello stato. Verranno attribuite proprietà terapeutiche infallibili all'iniziativa privata. Tuttavia gli Stati Uniti non abbandoneranno una politica economica che continua a essere ancora oggi rigorosamente protezionista e che indubbiamente si ricollega all'esperienza e alle voci della propria storia: al Nord, non hanno mai confuso la malattia con il rimedio.»

«La risposta più stimolante non è venuta dalle pagine letterarie dei giornali, ma da alcuni episodi reali successi per strada. Per esempio, la ragazza sull'autobus di Bogotá che leggeva questo libro alla sua vicina di posto e finì per alzarsi in piedi e leggerlo ad alta voce a tutti i passeggeri; o la donna che fuggì da Santiago, nei giorni dell'eccidio, con questo libro nascosto fra i pannolini del suo bambino; o lo studente che girò un'intera settimana per le librerie di via Corrientes, a Buonos Aires, e lesse il libro a pezzetti, di libreria in libreria, perchè non aveva i soldi per comperarlo.»

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