E' una storia veloce, una lettura polverosa e senza tanti fronzoli che volutamente poco lascia a voli pindarici, narrata con una vena ironica formidabile e anche sorprendente. Una semplice storia di comunità, di quelle lontane che però sembrano così maledettamente simili alle nostre, o all'idea che noi abbiamo di queste.
San Isidro è fatta di persone semplici, rurali, che amministrano e si amministrano fra pallottole bicchieri di mezcal, anche ingenue a volte, ma con uno spirito di insieme enorme. Sono queste le qualità che Cacucci ci racconta in tutti i suoi libri: grandi persone semplici, quelle che vorremmo essere anche noi.
«E quando segnarono l'ottavo e il nono, Don Cayetano tornò a pensare, come più di mezzo secolo prima, che sei colpi sono pochi per una pistola.»
«Josefa Matamoros fu la prima a incontrarli e a chieder spiegazioni, e alla sua conseguente domanda su quale dei tre governi circostanti rappresentassero, i tre risposero "il governo e basta"; al che Josefa si tranquillizzò, perchè, così arroganti e maleducati, quelli potevano essere soltanto dei rappresentanti del governo, non dei malfattori qualsiasi.»
«I festeggiamenti durarono tre giorni. Don Cayetano e padre Pedro si presero la sbornia più colossale della loro esistenza terrena, durante la quale il sacerdote si scordòil castigliano e parlò solo in basco, tanto che l'alcalde temette che fosse posseduto dal demonio.»
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