Quello che si può dire qui, per chi vive di emozioni, è che la lettura ne regala ben poche, scorrendo in modo flebile lungo il percorso del fiume e a tratti perfino in modo noioso, nell'attesa spasmodica che l'incontro finale con Kurtz ci regali una pagina di commovente letteratura; la quale, per tutta risposta, non arriverà. L'incontro si rivela invece poco proficuo per la lettura, l'immagine del grand'uomo non viene sviscerata, non viene neppure analizzata nelle proprie deformazioni e l'attesa viene purtroppo in questo vanificata. Chi si aspettava il Kurtz ispirato di Coppola dovrà invece fare i conti con il Kurtz ispiratore di Conrad, lontano anni luce per forma e spessore narrativo.
Cuore di Tenebra non è un brutto libro intendiamoci, sembra piuttosto un libro incompiuto. L'attesa dell'arrivo di Kurtz è quasi estenuante e, come detto, a volte noiosa con racconti banali e ininfluenti persino a far da contorno alla storia, che si alternano però con illuminazioni vere e proprie capaci di farti ricredere per un attimo e rientrare a capofitto nella lettura. Ed è proprio da qui che credi volterà il racconto, salvo poi essere deluso il paragrafo successivo, sprofondando nella continua ricerca di dare un significato a questa proto-sospensione narrativa, per accorgerti che ormai sei a pagina 87 e la magia sta per finire.
«Vi è un odore di morte, di corruzione della carne nelle menzogne che è esattamente ciò che odio e detesto nel mondo, ciò che voglio scordare.»
«Ogni cosa, là, apparteneva a lui. Trattenni il fiato, per timore che la giungla stessa scoppiasse in risa convulse capaci di scuotere anche le stelle in cielo. Tutto, là, apparteneva a lui, ma quello era il meno. Il punto era scoprire a chi appartenesse lui e quanti poteri della tenebra lo rivendicassero a sé.»
«Vero, lui aveva compiuto l'estremo passo, lui aveva superato il margine del precipizio, mentre a me era stato concesso di ritirare il mio piede esitante. Forse è in questo l'intera differenza; forse tutta la saggezza, tutta la verità e tutta la sincerità sono concentrate in quel fugace attimo in cui noi oltrepassiamo la soglia dell'invisibile. Forse!»
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