Wallace, sempre con la sua ironia feroce, ci restituisce ancora il ritratto di un'America, che forse qui più di altre volte potrebbe essere fatta riferire al mondo intero; desolatamente vuota, nella quale predominano la soggettività e il consumismo più verace. Ma forse più che di consumismo si tratta proprio di una vuotezza, di mancanza di appigli e reali forme di comprensione reciproca, che si scorgono nei dialoghi dei sei. Un mondo nel quale la comunicazione è tutto; e non è quindi un caso se all'interno il tema della pubblicità racchiude una parte importante se non vitale del racconto: la televisione, con i suoi must, è la regina incontrastata della scena; e con lei i pubblicitari che assumono qui una fisionomia, senza mezzi termini, divoratrice: «[...] poi metti in azione il tuo braccio creativo, e a forza di martellate conficca un grosso cuneo bagnato, il più robusto possibile, in tutto ciò che è aperto all'interpretazione.»
Un lettura a tratti surreale, con le continue divagazioni tipiche di Wallace e della letteratura postmoderna, ma incredibilmente cruda e vera: una meta fantascientifica, una riunione tanto grande quanto effimera, sei volti senza nulla in comune. Una convivenza forzata che somiglia tanto ad una solitudine. Ma in fin dei conti «[...] essere speciali non è molto lontano dall'essere Soli.»
«Cristo santo, mai più uno di quei clown da circo brizzolati; puoi fidarti di gente che entra in dodici in una Honda Civic per strappare risate sotto un tendone? No.»
«Crescete, santo cielo. Entrate nel mondo. Siamo noi a produrre ciò che vi fa desiderare di aver bisogno di consumare. Pubblicità. Lassativi. Assistenza sanitaria a domicilio. Bicarbonato di sodio. Assicurazioni. Le vostre paure vengono
costruite - e su quelle basi vengono costruiti i vostri desideri.»
«Decapiti un'immagine non particolarmente sottile di ciò che è la bellezza, la friggi nel lardo, la consumi, la digerisci e la espelli sotto forma di escremento?
Trasformi la tua più grande paura nel tuo unico vero desiderio?
Sembra che tutto questo abbia parecchio a che fare con la politica, cazzo, suggerisce Sternberg.»
si pensa di essere inculati di qualche centimetro invece lo si è già di parecchi metri. Dove sono i furbi?
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