América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

08 luglio 2013

Gabriel García Márquez - Cronaca di una morte annunciata

Leggere Cronaca di una morte annunciata è simile alla costruzione di un puzzle: le vicende dei personaggi che si susseguono a spezzoni sono come le tessere che si posano sul tavolo per ricostruire l'immagine nella sua totalità. Affascinante, se pensiamo che sappiamo già come andrà a finire, così come vediamo l'immagine da costruire sopra la scatola seguendone i contorni per facilitarci l'opera di ricostruzione.
Però non sai mai quale pezzo ti capiterà in mano, né quando i fratelli Vicario vendicheranno il disonore della sorella o se Cristo Bedoya - indubbiamente il personaggio più interessante, seppur collaterale - riuscirà a prolungare l'attesa infernale. Quello che si sa è però che Santiago Nasar non riuscirà a sopravvivere al suo atto diabolico, se poi effettivamente se macchiò. Il tutto rimane sospeso dall'onniscenza celata del narratore, che ricostruisce gli spostamenti e le azioni dei personaggi stoppando l'attenzione sul più bello e riprendendola ogni volta da un'angolazione diversa. Costruisce il perimetro, poi incastra qualche pezzo qua e là, riesce ad avere una visione d'insieme e poco a poco i volti, i caratteri e le dinamiche vengono messe a fuoco.
L'impressione nella lettura è che, seppur non esplicitamente ambientato in Colombia, esso abbia poco di latino e non ci ridia molto della vita vissuta. Lo stesso tema centrale dell'onore infranto e della famiglia ha forse poco di latino e molto di mafioso.
Il libro potrebbe essere facilmente un ritratto gangster a tratti truculento, tarantiniano. Ma a mio avviso finisce per essere un grande esercizio di stile e di sperimentazione un po' fine a se stesso.



«Qualsiasi uomo sarà felice con loro, perchè sono state allevate alla sofferenza.»

«La convinsero, infine, che la maggior parte degli uomini arrivavano così spauriti alla notte di nozze che erano incapaci di fare alcunché senza l'aiuto della donna, e nell'ora della verità non potevano rispondere delle loro azioni.»

«Ma la maggior parte di quelli che avrebbero potuto far qualcosa per impedire il delitto e tuttavia non lo fecero si consolò con il pretesto che le questioni d'onore sono recinti sacri ai quali hanno accesso soltanto i padroni del dramma.»

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