América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

20 aprile 2012

Luis Sepúlveda - Patagonia Express

Non so se questo debba essere definito più un libro, un diario di viaggio o un appunto, fatto sta che è una lettura fantastica. E credo di non esagerare quando dico fantastica perchè nel farlo mi riferisco ad entrambi i significati del termine.
Fantastica innanzitutto perchè è una storia che ha tutto del soprannaturale, trascende la realtà di quei posti lontani per dipingere un affresco di sensazioni che ci paiono eretiche tanto sono lontane dal nostro modo non solo di vivere, ma di stare nel mondo - occidentale.
Fantastica perchè è intrigante, anche per chi col tema del viaggio ha da sempre un rapporto di reciproco amore-odio; a tratti è perfino simpatica se non addirittura ironica; è affascinante come scoprire mondi nuovi lontani dalla tua normalità nei quali il tempo è un valore e non un problema da ottimizzare. Ci insegna a scoprire l'umanità delle persone nascosta dietro lineamenti e pigmentazioni della pelle mai viste prima e che arrivano a sembrarti familiari quelle linee dolci con le rughe mutate dal troppo sole. Persone vere con storie vere, segnate dalle fatiche della terra e ricompensate da una purezza d'animo tanto intensa da farti piangere. Tu che sei abituato a meschinità e politica, niente di tutto questo esiste nelle celebrazioni di queste persone, che vanno a braccetto con paesaggi mozzafiato vissute tanto dall'alto di un Cessna quanto sul Patagonia Express oppure a piedi attraversando le praterie o ancora una volta in sella ai muli delle Ande: hai sempre la possibilità di assaporare lingue di terra che ti si costruiscono davanti agli occhi a ritmo lento ma costante.

Quando termini - troppo presto - con la lettura, trovi finalmente la conferma che uno è del posto in cui si sente meglio. E forse non è un caso che tutto questo è là dove finisce il mondo, oltre il cui faro scompaiono le navi inghiottite dalle acque gelide dell'oceano.
Ma prego, si accomodi, entri e si serva un mate...


«In fondo al bancone chiacchierano tre uomini. Parlano un inglese molto britannico e si scolano senza misericordia una brocca di vino. All'improvviso uno di loro chiede in spagnolo se manca ancora molto al pranzo. "Non si sa. Ogni agnello è diverso dall'altro. Come le persone", risponde la padrona [...] "Non abbiamo tempo", spiega l'uomo. Uno degli avventori si stacca dal banco e gli si avvicina. "Qui l'unica cosa che avanza è il tempo. Abbia pazienza."»

«Durante l'ultima tappa del volo, l'aviatore mi raccontò qualche particolare della sua vita. Era stato un pilota della Texaco, molto ben pagato, finché un giorno aveva scoperto che non gli piacevano i gringo e che era innamorato dell'Amazzonia. "E' come una donna, man. Ti entra dentro, sotto la pelle. Non ti chiede niente, ma finisci per fare tutto quanto credi che voglia."»

«La Patagonia ti insegna a conoscere la gente dal suo modo di guardare. Carlitos era miope, per questo portava quelle lenti a culo di bottiglia, ma quano parlava con gli amici se le toglieva e ti guardava dritto ne gli occhi.»

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