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17 aprile 2012

Il Movimento Sem Terra - Riforma Agraria, Teologia, Identità



[Abstract]
La riforma agraria è stata sempre al centro del dibattito interno al Brasile e tutti i governi che si sono succeduti, di ogni segno e colore, hanno dovuto in ogni caso approcciarsi ad essa. Già durante la dittatura militare instauratasi col colpo di stato del 1964 ci si rese conto che la riforma era ormai una richiesta ineludibile. Venne emanato nel novembre di quell’anno lo Statuto della Terra, un testo organico sulla riforma agraria che contiene degli aspetti che ancora oggi sono in vigore all’interno dello Stato. Era un testo che accettava in parte le rivendicazioni dei movimenti democratici, nonostante fosse stato emanato grazie all’appoggio dei grandi proprietari terrieri. Prevedeva infatti l’espropriazione delle terre ai fini della riforma agraria in cambio di un indennizzo che da “giusto e previo” dell’origine venne modificato in “giusto” nel 1969. All’interno del testo erano poi contenute norme che proteggevano parzialmente i posseiros, ovvero le persone che esercitano senza titolo giuridico il diritto di possesso su terre pubbliche; inoltre è con questa legge che vengono poste le basi per la nascita dell’Incra (Instituto Nacional de Colonizaçao e Reforma Agraria), vale a dire l’istituto statale brasiliano che ancora oggi ha il compito di realizzare la riforma agraria.
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Il MST, in sostanza, è un movimento nato con un duplice scopo: da un lato salvaguardare le fasce più povere ed oppresse della popolazione, attraverso elementi assistenziali di base che vanno dalla sanità all’istruzione; dall’altro lato è un movimento di rivendicazione primariamente per l’ottenimento della riforma agraria a favore di queste fasce della popolazione. Il movimento è dunque un forte strumento di pressione sui governi, di qualsiasi colore essi siano, per sollecitarli nell’attuare i piani di esproprio e di assegnazione delle terre che la popolazione richiede. Lo strumento di azione tipico del movimento è l’occupazione, essa è il punto di partenza della lotta. Solitamente si arriva all’occupazione dopo un negoziato con le autorità, nel quale i vertici del movimento contrattano l’espropriazione di un latifondo improduttivo per poterlo ripartire fra diverse famiglie, così da poter permettere loro una fonte di reddito, nonché una possibilità di vita migliore. Il concetto economico di improduttività sta alla base delle richieste dei sem-terra: se una parcella di terra è giudicata tale allora diviene oggetto delle richieste di esproprio da parte del movimento. Una delle prime manifestazioni del MST fu nel 1985 l’occupazione della fazenda Annoni alla quale parteciparono 200 contadini e che, appunto, era ritenuta improduttiva con i suoi 9.500 ettari per allevare 250 capi di bestiame. Il giorno dell’occupazione “è un insieme di festa e aperta sfida che coagulano in base alla mistica promossa dagli attivisti del movimento” . I sem-terra iniziano a coltivare la terra appena giungono sul posto, dimostrando i loro intenti onesti ed operosi. Spesso però vengono sgomberati dalla polizia e dal governo e successivamente si collocano in un accampamento ricavato in un’area appositamente concessa loro dalle autorità o da un qualche proprietario che solidarizza con loro, oppure lungo i bordi delle strade accanto ai latifondi con i classici teli di plastica neri tipici di questi accampamenti fino a quando il governo non concederà l’esproprio del latifondo e la successiva ripartizione alle famiglie degli accampati, oppure fino alla tragica cacciata degli accampati stessi per mano statale o per mano dei pistoleiros dei proprietari terrieri. Nel caso l’occupazione si concluda vittoriosamente per gli occupanti, si passa alla seconda fase della lotta ovvero l’assentamento (insediamento) definitivo del militante sul fondo assegnatogli. Esiste una differenza profonda fra i due momenti: il primo, emergenziale, caotico e spesso caratterizzato dall’alternarsi di occupazioni ed evacuazioni, è agli ordini di una direzione arbitraria imposta dai vertici del MST; il secondo, stabile, è il luogo nel quale le famiglie contadine producono in forma collettiva o individuali sviluppando una forma di vita comunitaria, formando cooperative di produzione e distribuzione: un microcosmo nel quale vengono costruite anche strutture sanitarie e dove la formazione scolastica è, oltre che una possibilità, un obiettivo specifico. Ma l’insediamento è anche lo strumento per un’operazione ulteriore: quella che il MST chiama territorializzazione, ovvero il fatto che esso è al tempo stesso il punto di arrivo della lotta e il punto di partenza per ulteriori occupazioni e rivendicazioni su nuove terre.
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La teologia della liberazione, che sta alla base dell’ideologia dei Sem Terra è quindi una combinazione di cristianesimo, marxismo e latinoamericanismo. La vita dei senza-terra, in ultima analisi, si fonda su un ordinamento superiore ed è caratterizzata da una unione fra lotta e teologia, che può essere spiegata nella cosiddetta mistica del Movimento Sem Terra. Questa mistica è, in pratica, la vita comunitaria, la comunanza di una certa liturgia basata su un insieme di simboli ed attività comuni che vengono svolti o utilizzati dai militanti all’interno e all’esterno degli accampamenti, come l’esibizione di bandiere e cappellini come segno di identità, i canti di gruppo o la distribuzione di oggetti anche di svago, ma tutti con un chiaro riferimento alla lotta per la terra. Esse favoriscono la creazione di una nuova soggettività che stabilisce vincoli solidali e fraterni al di sopra di quelli strumentali. La mistica del MST è quindi in stretto collegamento sia con i concetti di teologia della liberazione e di diritto naturale della terra che con le forme di lotta tipiche dei movimenti sociali. Il messaggio che vuole lanciare è che il vero proprietario della terra è Dio e che l’occupazione del latifondo, che tiene lontano migliaia di famiglie, ristabilisce l’ordine delle cose.
 Daniele Carpi
pp. 19


Bibliografia:
Raul Zibechi, Zapatisti e Sem Terra. Movimenti sociali ed insorgenza indigena, Milano, ed. Zero in Condotta, 2001
Mario G. Losano, Il Movimento Sem Terra del Brasile. Funzione sociale della proprietà e latifondi occupati, Reggio Emilia, ed. Diabasis, 2007


Contact // Amig@s MST - Italia

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