Mi hanno sempre affascinato i movimenti di protesta o rivendicatori, ma devo ammettere che conoscevo poco il Movimento Sem Terra brasiliano. Mi sono buttato fidandomi del mio istinto (e di un'altra lettura precedente) ed ho fatti bene.
Questo libro spiega molto bene, approfonditamente, le rivendicazioni e le forme di lotta proprie del movimento: la funzione sociale della proprietà, le occupazioni, gli assentamento, la difficile convivenza con il Partito dei Lavoratori al governo, le origini religiose e l'evoluzione laica.
Il tema della riforma agraria è il filo conduttore di tutto il libro, come della lotta dei Sem Terra. Un libro analitico, che però riesce a non essere pesante raccontando i fatti, gli avvenimenti, cercando di creare domande e interrogativi nel lettore.
Il MST è il movimento sociale più importante dell'America Latina: esso lotta da oltre vent'anni per la riforma agraria, una riforma continua che in un paese come il Brasile è assolutamente necessaria. Non ha base né vertice, è un movimento liquido formato e gestito dagli stessi militanti. Questi provengono da diverse esperienze: sindacali, sociali, agricole, rurali in generale, all'interno di esso però troviamo spesso intere famiglie che si spostano alla ricerca di una terra da coltivare.
Il metodo di lotta utilizzato è quello dell'occupazione di un terreno improduttivo ai fini di farlo espropriare dalle autorità e, successivamente, insediarsi per coltivarlo con metodi cooperativistici e solidali.
All'interno degli assentamento, infine, si pratica una pedagogia che ha il fine ultimo di creare un'identità fondata sul senso di appartenenza e di condivisione dei militanti.
«Se do da mangiare ai poveri, dicono che sono un santo. Se chiedo perchè ho fame, dicono che sono un comunista.»
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