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17 marzo 2014

David Foster Wallace - Di carne e di nulla

L'ultima novità relativa a David Foster Wallace in ordine di tempo, insieme ad Un antidoto contro la solitudine. Questa volta il testo è stato scritto quasi interamente dall'autore (mentre l'altro era una raccolta di interviste e conversazioni), salvo tre interviste inedite in conclusione per ovviare alla mancata presenza di due saggi presenti nell'edizione statunitense, ma che in Italia sono già stati pubblicati in Il tennis come esperienza religiosa.
Di carne e di nulla è un libro estremamente eterogeneo che raccoglie tutta la non-fiction ancora inedita dello scrittore statunitense, riflessioni in ordine sparso che alternano momenti di assoluta genialità ed effervescenza ad altri dove la lettura è estremamente difficile. Già dal primo racconto però si capisce che, se qualcuno nutrisse un qualche dubbio (da un certo punto di vista perfino legittimo), è destinato presto a redimersi: l'Aids qui non è più uno spettro ma diventa un veicolo di consapevolezza carnale, in un certo qual modo utile alle future generazioni. A volte durante la lettura sembra quasi di trovarsi di fronte ad un microriassunto di tutte le caratteristiche e di una parte di tutti quei temi che Wallace ha toccato durante la sua produzione. Ci sono infatti le critiche cinematografiche (Termitator 2) e letterarie (Borges, Non pervenuti) a volte esageratamente accademiche, come nel caso de Il plenum vuoto, saggio-critico sul romanzo di David Markson Wittgenstein's Mistress: quaranta pagine a me francamente incomprensibili.
Ci sono gli immancabili riferimenti alla matematica (La retorica e il melodramma matematico) e le commistioni stupefacenti fra questi mondi, come in The Best of The Prose Poem quando inspiegabilmente calcola la radice quadrata dell'Isbn del libro.
C'è la condizione di schiavitù dal divertimento (La natura del divertimento) che si insinua in ogni scrittore: «all'inizio, quando cominci a cercare di scrivere di narrativa, tutto lo sforzo si impernia sul divertimento. Non ti aspetti che qualcuno ti legga. Scrivi quasi esclusivamente per farti una sega». E ci sono tanti ma tanti discorsi sulla narrativa e sulle sue implicazioni con la società contemporanea (Su tutti lo splendido Decisorizzazione 2007), riflessioni storicamente tanto care a Wallace: «la narrativa spazzatura è, quanto a intenti e attrattive, del tutto simile a quella della televisione: avvince senza pretendere nulla».
Ma c'è qualcosa di più qui, un passo che poche altre volte ho letto. Si arriva quasi ad intravedere un Wallace politico, specialmente nell'intervista al programma radiofonico Bookworm parlando di televisione, e nelle righe dell'ultimo biglietto intitolato Chiedo soltanto: «Ipotizziamo per un istante che alcune di queste cose abbiano contribuito davvero a rendere la nostra persona e le nostre proprietà più sicure - ne vale la pena? Dove e quando si è tenuto il dibattito politico sul fatto che ne valga la pena?»; addirittura richiamando echi di fascismo culturale.
E' un libro che parte velocissimo, un pugno nello stomaco, ti fa rabbrividire anche se temi che possa diventare l'ennesimo-libro-postumo-che-se-lo-scrittore-non-ha-pubblicato-un-motivo-ci-sarà-pur-stato, ma in realtà si rivela sorprendente, mai banale e con tanti spunti di una qualità altra, che è solo un altro modo per dire superiore.


«Perciò c'è poco da fare gli ingenui: sappiamo per cosa si batte il cavaliere. State pur certi che dopo aver scannato il drago non si accontenterà di un: "Mio eroe" ansimato dalla pulzella. Anzi, conoscendo l'andazzo, il baldo cavaliere mette vita e lancia a repentaglio contro il drago non per "salvare" la vergine ma per "conquistarla". E ogni cavaliere, di ogni epoca, sa dirvi cosa significa in questo caso "conquistare".»

«La nostra emergenza è in parte che ormai si è fortemente tentati di fare così, di ritirarsi nell'arroganza angusta, nelle posizioni preconcette, nei filtri rigidi, nella "chiarezza morale" degli immaturi. L'alternativa è avere a che fare con enormi quantità super entropiche di informazione, ambiguità, conflitto e fluttuazione, è scoprire di continuo nuovi panorami di ignoranza e illusione personali. In sostanza, cercare davvero di essere informati e colti oggi significa sentirsi quasi sempre stupidi, e aver bisogno di aiuto.»

«Nella mia vita personale, il più delle volte mi piacciono cose molto artistiche. Altre invece guardo la Tv in quantità industriali e avrò letto il settanta per cento dei libri di Stephen King. E li ho letti fondamentalmente perchè per un po' voglio dimenticarmi che mi chiamo David Wallace, e che ho dei limiti, e che mi dispiace aver litigato con la mia ragazza.»

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