América Latina, Fútbol, Rock'n'Roll

26 ottobre 2012

David Foster Wallace - Una cosa divertente che non farò mai più

Sono parzialmente sconvolto dal fatto che dopo svariati anni mi ritrovi ancora una volta ad essere sorpreso nel leggere un libro di David Foster Wallace. Una cosa divertente che non farò mai più: bene, cosa mi aspetta, di cosa mi parlerà questa volta? Quanto mi farà torcere le budella nell'immaginare ciò di cui la mente umana è capace? Mi farà incazzare? Quanto mi farà ridere? Cosa troverà di infernale questa volta negli Stati Uniti contemporanei? Quale sarà la sua paranoia più grande - che necessariamente diventerà anche la mia?
L'obiettivo della sua penna questa volta è la 7NC, crociera extralusso ai Caraibi, raccontata per filo e per segno con dovizia di particolari a partire dal sistema di tiraggio dello scarico del wc - extratiraggio - capace di risucchiare l'anima dei passeggeri verso un nulla indefinito che è, fondamentalmente, la vita a bordo della nave scandita dalle cene - extralusso anche queste - e dai tornei di tiro al piattello.
Ma sono, ancora una volta, le persone l'oggetto preferito della narrazione di DFW. Il suo occhio appassionato, la sua consapevolezza (più lo conosco più sono convinto sia stata la causa della sua fine) e il suo sarcasmo pungente ci restituiscono di nuovo un quadro tristemente esaustivo della sociologia nordamericana, senza presunzioni di completezza che gli - e ci - fa dire: non siamo migliori, ma di certo non siamo come loro.
Lui la macchina fotografica non se l'è portata, nemmeno lo smoking per le cene formali al Ristorante R.C.5stelle, non è affascinato dagli occhiali a specchio del comandante ed è abituato a portarsi la borsa da viaggio autonomamente in cabina per una forma di rispetto nei confronti dell'umile equipaggio sottopagato a bordo della nave da crociera Zenith (Nadir). Tutto questo, oltre ad un vuoto incolmabile, gli provoca un orgoglio perverso.

Ma in definitiva la mia - terminato il suo sesto libro l'ho finalmente capito - è tutta una preparazione, completamente propedeutica alla lettura di Infinite Jest per il quale nutro una doverosa e quasi esoterica riverenza e davanti al quale, prima o poi, anch'io mi inchinerò.



«In queste crociere extralusso di massa c'è qualcosa di insopportabilmente triste. Come la maggior parte delle cose insopportabilmente tristi, sembra che abbia cause inafferrabili e complicate ed effetti semplicissimi: a bordo della Nadir - soprattutto la notte, quando il divertimento organizzato, le rassicurazioni e il rumore dell'allegria cessavano - io mi sentivo disperato.»

«E ogni volta che prendiamo una buca o passiamo sulle rotaie si sente un tremendo cling-clang di massa proveniente dalle macchine fotografiche che tutti quanti hanno appese al collo. Io, la macchina fotografica non me la sono portata, e per questo provo un orgoglio perverso.»

«E anche se la paralisi da trance mi ha fatto perdere la Corrida dell'ultima sera e il Buffet d'Addio di Mezzanotte e poi sabato l'attracco in porto e la possibilità di avere la foto del "dopo" insieme al capitano G. Panagiotakis, il conseguente reinserimento nelle richieste adulte della vita reale, senza sbocco al mare, non è stato così brutto come mi aveva fatto temere una settimana di Assolutamente Niente.»

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