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10 maggio 2010

La disobbedienza anarchica di Henry David Thoreau

Henry David Thoreau (Usa 1817 - 1862) - scrittore, attivista, intellettuale e filosofo - è una delle menti più lucide e critiche che l'America ci abbia mai consegnato. Forse è per questo che fu anche uno dei più sottovalutati. Il suo pensiero era legato al movimento trascendentalista tipicamente americano, che si rifaceva ai legami sociali fra individuo e natura dai quali estrapolava condotte pratiche per la sopravvivenza.
Thoreau viene accostato inoltre all'idea anarchica, concretamente ad una forma di anarchismo individualista dell'ottocento che consisteva nell'accostamento al significato romantico dei gesti e delle azioni in natura, un significato che li ponesse su di un piano esplicitamente politico. Queste caratteristiche si possono trovare già in Walden ovvero Vita nei boschi (1854), il suo scritto più famoso. Per questo venne avvicinato alle idee di Josiah Warren, un anarchico radicale fortemente legato al territorio, che fu capace di costituire varie comunità libertarie nel nord-est degli Stati Uniti che si fondavano su un particolare tipo di mutualismo.

«Non ho alcun rispetto, né per le fatiche, né per il podere di colui che porterebbe al mercato persino il paesaggio e il suo Dio, potesse ricavarne qualcosa; che va al mercato per il suo dio, il guadagno, e sul cui podere non c'è nulla che cresca liberamente; i cui campi non danno messe, i cui prati non danno fiore, i cui alberi non producono frutti ma dollari; colui che non ama la bellezza dei suoi frutti i quali, per lui, sono maturi solamente quando trasformati in denaro.»


Uno dei tratti sicuramente più importanti del pensiero di Thoreau - e che qui mi interessa mettere in luce - è la sua posizione critica nei confronti dei governi e dello Stato, espressa soprattutto nel saggio Disobbedienza Civile (1849). Qui sostiene una concezione "ciclica" del destino umano, una sorta di rivoluzione graduale per la quale i governi non si possono abolire immediatamente, ma attraverso vari stadi per arrivare al suo enunciato «il miglior governo è quello che non governa affatto»; esaltando d'altra parte la coscienza umana come contraltare alla coscienza da cittadino. Così come lo Stato fu creato come un espediente, esso «è allo stesso modo suscettibile di abusi e di deviazioni», creando leggi ingiuste. Dunque, con un passaggio fondamentale:

«Lasciate che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che condanno.»


Thoreau continua poi condannando la guerra statunitense-messicana del 1846-48 e in particolare la presenza di un esercito invasore manifestando così quella che è la vera natura dello Stato: la forza fisica, anziché le qualità intellettuali o morali. Critiche violente sono poi mosse nei confronti della legge marziale e del ruolo inutile delle prigioni, che lui stesso aveva conosciuto per essersi rifiutato di pagare tasse che sarebbero andate a finanziare la guerra, facendo nascere così un archetipo conflittuale basato stavolta sulla non-violenza che verrà ripreso in modo sostanziale da un altro scrittore anarchico, "un certo" Lev Tolstoj e, il secolo successivo, dalle due figure centrali del movimento non-violento: Mahatma Gandhi e Martin Luther King.


Disobbedienza Civile [Socialismo Libertario]

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